Intervista "Quanto crudele e dolce m'è il destino"




ottobre 2009
Eccoci con Julian Iuliano, autore della raccolta di poesie e racconti “Quanto crudele e dolce m’è il destino”. Questo libro rappresenta il suo esordio?

Sì “Quanto crudele e…” rappresenta la mia prima esperienza editoriale, e con essa tutti i timori, le incertezze e le scoperte che avvengono giorno per giorno una volta intrapreso questo cammino.

Da dove nasce la sua passione per la scrittura?

Tutto ebbe inizio all’età di quindici anni. Uscivo da un periodo della mia vita rivoluzionario ed anarchico che ho vissuto molto prima dei miei coetanei. Entravo invece, costretto dai miei genitori, in una mentalità scolastica (quella d’un liceo classico) che mi apriva dinanzi un nuovo percorso.
I professori che mi hanno seguito mi hanno portato senza saperlo ad amare questo tipo di arte. La scrittura ha preso posto in me, in forme sempre diverse, grazie alle letture di Dante e Petrarca fino ad arrivare ad Ugo Foscolo ed Umberto Saba e i più recenti Renzo Rosso e Dino Buzzati.

Ci vuole dire perché questo titolo?

Molti di noi ben sapranno che i sonetti sono ricordati per il loro primo verso, il quale viene ad assumere il ruolo di titolo dell’intera poesia. Io allo stesso modo ho voluto trasporre il titolo di un sonetto presente nel libro, a fronte di una raccolta più ampia che suol intendersi come una sola grande poesia. Una poesia che vede il destino, ora crudele ora dolce, giocherellare con me e con noi tutti.

Quando ha cominciato a scrivere Quanto crudele e dolce m’è il destino, quanto tempo ha impiegato per concluderlo?

Tutto si può concentrare nell’arco di sette anni. Ero ancora un ragazzino quando mi avvicinai le prime volte alla produzione di un sonetto ed è evidente nell’opera il mio processo di crescita. Un severo lavoro di revisione e ricostruzione nell’arco degli anni è stato importante.

C’è una nota autobiografica nelle pagine del suo libro?

Certamente sì. Le poesie sono strettamente legate alla mia vita passata, i miei amori, le amicizie, la famiglia. Anche i racconti raccolgono personaggi che in qualche modo mi hanno colpito, persone che mi han dato da riflettere coi loro costumi ed usi stravaganti. Questo non toglie però l’universalità della mia produzione, in quanto chiunque abbia amato può ritrovarsi nelle mie poesie, come chiunque abbia avuto timore di perdere i propri cari o semplicemente si sia interessato di questioni come la malavita o la clandestinità. Davvero tanti i temi affrontati che Maria Adele Pepe, autrice della prefazione dell’opera, riassume sotto il segno dell’Amore nelle sue mille forme.

La raccolta affronta temi legati alla riflessione ed alla fuga da una realtà troppo rigida. Perché ha scelto la poesia come genere per raccontare le sue emozioni?

Ho scelto la poesia perché essa è capace di dire tanto con poco. Perché essa non è soggetta al tempo, perché l’Amore merita di giacer sul suo cuscino scarlatto, perché la prosa non dona lo stesso stupore, perché non tutti riescono a farlo.

Le persone che la conoscono cos’hanno detto quando hanno saputo dell’uscita del libro?

Son rimasti tutti sbalorditi. Vivo in una piccola realtà cittadina, un evento del genere è guardato con stupore e apprezzamento. Molte sono state le richieste ed il desiderio di un autografo. I miei coetanei ed ex compagni di studi forse si aspettavano qualcosa del genere, sono sempre stato tra loro il più “pensatore”.

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?

Di progetti letterari ne ho molti, son sicuro che la vita facendo il suo corso saprà accontentarmi volta per volta in ogni occasione. Per ora, dopo aver fissato un paletto tra me ed il mio passato con “Quanto crudele e…”, ho imparato di dover pubblicare materiale utile e non solo dilettante. Ho intenzione di cominciare a lavorare nel campo dell’istruzione secondo anche il mio percorso di studi che sto affrontando all’università.

Riserviamo l’ultima parte dell’intervista a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?

Sono uno studente. Sono al terzo anno della facolta di Lingue e Letterature Straniere all’Istituto Universitario l’Orientale di Napoli. Spero in futuro di poter lavorare nell’ambito della mediazione linguistica. Una delle mie passioni più grandi è la musica e la coltivo come hobby da quando ero un bambino, suono le percussioni e la batteria. Vivo una storia d’amore a distanza che, a dispetto delle credenze, mi fa sentire vivo e mi dona grandi soddisfazioni. Amo infondo viaggiare ed ogni occasione di spostamento è esperienza sempre piacevole e bene accetta.

Nella sua vita cosa reputa fondamentale?

Sono tre le costanti della mia vita a cui non rinuncerei mai. Parlo di Amore, Musica e Lavoro. A pensarci bene tutto gira intorno a queste tre costanti, quando viene a mancare una di esse la mia vita barcolla inevitabilmente.

Come esprime la sua creatività? Concentra la sua creatività nella scrittura o usa altre forme espressive?

Uso anche altre forme espressive. Solitamente sfogo i miei sentimenti e la mia creatività sulla carta e sulle percussioni. Il punto in comune è la metrica, così nei sonetti come nella musica, che impegna la mia mente e mi permette di non pensare ad altro. Un po’ come svolgere un sudoku o un cruciverba, sono attività che impegnano l’attività cerebrale e, permettendoti di separarti da tutto e tutti, ti lasciano in uno stato di pace in cui sei finalmente solo.

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